In un certo senso il culto delle reliquie risale a Gesù Cristo. Nei Vangeli noi vediamo che la gente toccava le vesti di Gesù e si ritrovava guarita. Nei primi secoli le autorità ecclesiastiche si sono mostrate reticenti, ma la pressione dei fedeli l'ha spinta a muoversi. Si noterà in particolar modo la venerazione verso il corpo dei martiri.
Noi onoriamo il corpo di una persona la cui vita è stata esemplare e tempio dello Spirito Santo. Noi onoriamo la presenza di Dio in un uomo. I resti di un santo, i luoghi che ha frequentato, ci aiutano grandemente a pregarlo, a renderlo presente nella memoria. Ma in definitiva solo Gesù è santo ed è lui ad essere onorato nelle reliquie dei santi. San Tommaso ritiene che «noi onoriamo le reliquie dei martiri al fine di onorare colui cui appartengono i martiri».
Veneriamo le reliquie al fine di ringraziare lo Spirito Santo per la sua azione sugli uomini di tutti i tempi e per implorare la sua intercessione.
I gravi abusi in materia di reliquie devono essere deplorati, specie quelli del medioevo, come la confezione di leggende e la fabbricazione di false reliquie e loro commercio.
Il Concilio di Trento ha voluto rispondere alla critica protestante con un regolamento severo dell'uso delle reliquie. Sono state divise in quattro classi, in ordine di valore decrescente.
La Santa Casa, pur non essendo una reliquia «ex ossibus», è una reliquia di prima classe, in ragione del suo rapporto stretto con i membri della Santa Famiglia.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica tratta le reliquie ai numeri 1674 e 1675. Il culto di cui sono oggetto fa parte della religione popolare. È buono, ma è molto inferiore agli atti liturgici, possibilmente deve essere posto in relazione con questi.
Entriamo nella Santa Casa senza superstizione, ma con una emozione soprannaturale legittima, alla sequela di tanti santi. Fra queste mura siamo messi in relazione immediata con il mistero centrale dell'Incarnazione, con la persona di Maria e con le origini della salvezza.