5.4 Teologia dell'icona - Loreto Lorette

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5 TEOLOGIA
5.4 Teologia dell'icona
Al numero 33 dell'enciclica Redemptopris Mater (1987) san Giovanni Paolo II ricorda che nel 987 il secondo concilio ecumenico di Nicea mise fine alla controversia sulle immagini sacre dichiarando il buon fondamento della venerazione di esse.
A proposito delle icone di Maria il papa continua:
«Quest'uso si è conservato in tutto l'Oriente e anche in Occidente: le immagini della Vergine hanno un posto d'onore nelle chiese e nelle case. Maria vi è raffigurata o come trono di Dio, che porta il Signore e lo dona agli uomini (Theotókos), o come via che conduce a Cristo e lo mostra (Odigitria), o come orante in atteggiamento di intercessione e segno di divina presenza sul cammino dei fedeli fino al giorno del Signore (Deisis), o come protettrice che stende il suo manto sui popoli (Pokrov), o come misericordiosa Vergine della tenerezza (Eleousa). Ella è di solito rappresentata con suo Figlio, il bambino Gesù che porta in braccio: è la relazione col Figlio che glorifica la Madre. A volte ella lo abbraccia con tenerezza (Glykofilousa); altre volte ieratica, ella sembra assorta nella contemplazione di colui che è il Signore della storia (Ap 5,9-14)… ..
Le Icone sono venerate tuttora in Ucraina, nella Bielorussia, in Russia con diversi titoli: sono immagini che attestano la fede e lo spirito di preghiera del buon popolo, il quale avverte la presenza e la protezione della Madre di Dio».
La lettera dello stesso Giovanni Paolo II a mons. Macchi nel 1993 ha fornito un complemento dottrinale alla venerazione della Santa Casa come reliquia. Nel n° 2 leggiamo questo audace slancio sul valore in qualche modo sacramentario delle icone:
«La Santa Casa di Loreto non è solo una "reliquia", ma anche una preziosa "icona" concreta. È nota l’importanza straordinaria che l’icona ha sempre avuto, specie presso i fedeli delle Chiese orientali, come segno attraverso il quale si opera, nella fede, una specie di "contatto spirituale" con il mistero... Essa "significa" la realtà in senso forte in quanto la "rende presente" ed operante».
Molto spesso temiamo di cedere sentimentalmente al gusto delle cose antiche; temiamo la soggettività, l'artificio, l'esoterismo e la superstizione. Ma il papa ci rassicura:
«Quanto più una icona è antica ed ha avuto parte alla vita, alle sofferenze e alle vicende storiche di un popolo o di una città, tanto più è grande la grazia che da essa deriva. Si tratta di qualcosa che trova la sua spiegazione ultima nel mistero della comunione dei Santi».
La gloriosa storia di Loreto in qualche modo fa da aureola alla conservazione dell'augusta reliquia:
«Ebbene, tale è anche, in un certo senso, la Santa Casa di Loreto, la cui storia è intimamente intrecciata non solo con quella della regione marchigiana, che ha il privilegio di custodirla, ma anche con quella dell’intera nazione italiana, ... e dell’intera cattolicità, che ha dedicato alla Vergine Lauretana innumerevoli chiese, cappelle, edicole ed immagini. Una icona consacrata dalla fede e dalla devozione di generazioni di pellegrini, che con le loro mani e con le loro ginocchia ne hanno modellato perfino le pietre».
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