Non so se esista nella Chiesa cattolica una teologia sistematica dei luoghi sorgente di grazia.
Possiamo ragionare in modo empirico:«Dopo i primi secoli la Chiesa tollera, accetta, incoraggia la visita a certi luoghi. È un fatto indiscutibile, incontrovertibile. Quanto la Chiesa ha reso legittimo è buono e deve trovare una giustificazione nella santa dottrina».
La storia mostra che a Dio piace accordare certe grazie a determinati luoghi. C'è in essi come un corollario del mistero dell'Incarnazione. Il Signore, la Vergine, i santi si incarnano in qualche modo negli spazi scelti, e ciò non senza ragione. Quel luogo di proprietà, di intimità, di affetto tra un personaggio celeste ed un dato luogo della terra è reso manifesto tramite un messaggio ed una speciale effusione di grazie. Quanto constatiamo a Gerusalemme, a Roma, a Compostela, Ars o Paray le Monial si verifica a Loreto.
Certo, i nostri fratelli della Riforma sono generalmente molto ostili al culto delle immagini, ai pellegrinaggi ed altre devozioni troppo materiali (Lutero, Articoli di Smalkalde, Calvino, Trattato delle reliquie). La loro contestazione non presenta solo inconvenienti. Aiuta i cattolici a crescere nella «adorazione in spirito e verità» (Gv 4, 23), ad evitare superstizione ed idolatria.
La fede teologale non si fonda sull’identità delle pietre, né sulla loro esatta sistemazione.
Ancora, l’integrità dei muri della Santa Casa non costituisce in sé una fonte di grazia. Non crediamo, come gli adepti allo spiritismo od alla « New age », che irraggiamenti positivi emanino dalla materia dei luoghi sacri. Dalle pietre o dalle reliquie, anche se autentiche, non trasuda la grazia.
Meditando sulla Storia Sacra siamo portati a pensieri gravi e profondi: perché il Signore ha permesso due o tre volte la distruzione del Tempio di Gerusalemme, immagine emblematica dell’Alleanza? Perché il Cielo ha lasciato sparire la casa di Giuseppe, luogo venerabile tra tutti ?
Le apparenti trascuratezze della Provvidenza e delle prime generazioni cristiane sono, fuori d’ogni dubbio, destinate a liberarci da un attaccamento materiale esagerato alle pietre morte (Ger 7,4) per agganciarci alla persona vivente del Risorto, che possiamo toccare per mezzo delle pietre vive della Chiesa militante(12 Cor 1-10 F).